Nel saggio vengono presi in esame i differenti approcci teorici di Luigi Stefanini (1891-1956) e Guido Calogero (1904-1986) al problema della democrazia. Entrambi i filosofi hanno vissuto la dittatura del regime fascista e nel secondo dopoguerra riflettono sui fondamenti filosofici della restaurata democrazia parlamentare. Secondo Stefanini la vita democratica deve essere realizzata eticamente come una forma di “personalismo sociale”: ciò significa il fine delle istituzioni politiche deve essere sempre costituito dal libero sviluppo della persona umana. Calogero, dal canto suo, sottolinea che la democrazia deve essere caratterizzata dal metodo del dialogo e quindi dal rispetto per le opinioni altrui. La prospettiva laica di Calogero e la posizione di Stefanini, di ispirazione cristiana, trovano un’importante convergenza nei due princìpi etici fondamentali della democrazia: il rispetto della persona nella sua singolarità irripetibile e il metodo del dialogo per la ricerca dell’intesa sul bene commune. I due filosofi italiani sono pertanto concordi nel porre in rilievo i limiti di una visione della democrazia puramente formale, come quella teorizzata da numerosi autori liberali, e propongono una “democrazia sostanziale” basata sui valori dell’eguaglianza e della giustizia sociale: Stefanini è teorico di un “personalismo sociale”, mentre Calogero propone il “liberal-socialismo” come “terza via” tra i due estremi del liberalismo individualistico e del collettivismo marxista. Le riflessioni di Stefanini e Calogero, sebbene elaborate negli anni Quaranta e Cinquanta, mostrano elementi di sorprendete attualità e offrono un utile orientamento filosofico anche nel contesto odierno caratterizzato da una generale sfiducia nella democrazia e nelle sue procedure.
Princìpi e valori della democrazia: i paradigmi differenti e complementari di Luigi Stefanini e Guido Calogero
VALENTINI T
Membro del Collaboration Group
2023-01-01
Abstract
Nel saggio vengono presi in esame i differenti approcci teorici di Luigi Stefanini (1891-1956) e Guido Calogero (1904-1986) al problema della democrazia. Entrambi i filosofi hanno vissuto la dittatura del regime fascista e nel secondo dopoguerra riflettono sui fondamenti filosofici della restaurata democrazia parlamentare. Secondo Stefanini la vita democratica deve essere realizzata eticamente come una forma di “personalismo sociale”: ciò significa il fine delle istituzioni politiche deve essere sempre costituito dal libero sviluppo della persona umana. Calogero, dal canto suo, sottolinea che la democrazia deve essere caratterizzata dal metodo del dialogo e quindi dal rispetto per le opinioni altrui. La prospettiva laica di Calogero e la posizione di Stefanini, di ispirazione cristiana, trovano un’importante convergenza nei due princìpi etici fondamentali della democrazia: il rispetto della persona nella sua singolarità irripetibile e il metodo del dialogo per la ricerca dell’intesa sul bene commune. I due filosofi italiani sono pertanto concordi nel porre in rilievo i limiti di una visione della democrazia puramente formale, come quella teorizzata da numerosi autori liberali, e propongono una “democrazia sostanziale” basata sui valori dell’eguaglianza e della giustizia sociale: Stefanini è teorico di un “personalismo sociale”, mentre Calogero propone il “liberal-socialismo” come “terza via” tra i due estremi del liberalismo individualistico e del collettivismo marxista. Le riflessioni di Stefanini e Calogero, sebbene elaborate negli anni Quaranta e Cinquanta, mostrano elementi di sorprendete attualità e offrono un utile orientamento filosofico anche nel contesto odierno caratterizzato da una generale sfiducia nella democrazia e nelle sue procedure.File | Dimensione | Formato | |
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