Corpi affetti. Il Sudafrica di Nadine Gordimer dalla pagina allo schermo

This monograph is the first one to be entirely dedicated to Nadine Gordimer’s active engagement with filmic adaptation. Through detailed scrutiny of four of Gordimer’s key texts and the relative screen versions whose scripts she wrote or helped to write, this study points out the complexity and topicality of the South African author’s investigation of the body. In a political and cultural context in which violent hierarchies of bodily features produced a particularly deformed ‘body of the nation’, Gordimer’s screenwriting activity enfolded as a creative practice inspired by a principle of corporeal density. In such poetics this study detects Gordimer’s understanding of the transformative potential of corporeality, one grounded in the idea that the corporeal dimension does not end at the borders of individual epidermic surfaces, but also includes the objects and affects that circulate in social relationships. While the power imbalances between privileged and discriminated bodies are relentlessly pointed out throughout Gordimer’s oeuvre, comparing these specific literary and filmic texts also reveals the subversive potential of the women protagonists’ desires: their attempt to move close to other forbidden bodies manages to rearticulate, at least temporarily, the movement and public space of the South African ‘collective’ body.

Questa monografia, che intreccia gli studi culturali con quelli letterari e cinematografici, è il primo studio interamente dedicato all’impegno di Nadine Gordimer nell’adattamento. Prendendo in esame quattro testi chiave della scrittrice sudafricana e le relative trasposizioni filmiche da lei sceneggiate o sostenute, lo studio mette in luce la complessità e l’attualità dell’indagine sul corpo dell’autrice, utilizzando spunti teorici provenienti dalla moderna teoria degli affetti all’incrocio con gli studi di genere e i critical race studies. In un contesto politico-culturale in cui la gerarchizzazione delle caratteristiche fisiche ha dato forma a un ‘corpo della nazione’ particolarmente deforme, Gordimer dimostra, anche attraverso un impegno di sceneggiatrice tutto all’insegna di una poetica della condensazione, di aver intuito la carica trasformativa di una corporeità che non si esaurisce sulla superficie epidermica individuale, ma include anche nel suo orizzonte gli oggetti e gli affetti in circolazione nelle relazioni sociali. Se le relazioni tra corpi privilegiati e corpi sotto attacco emergono nell’opera di Gordimer in tutto il loro squilibrio, il confronto tra i testi letterari e i testi filmici qui esaminati evidenzia anche il potenziale sovversivo insito nell’ostinato desiderio delle protagoniste di entrare in relazione di prossimità con corpi proibiti, e in questo modo di riarticolare almeno temporaneamente il movimento e lo spazio pubblico del corpo sociale sudafricano.