La conquista del territorio costituisce per i clan camorristici una condizione essenziale per poter svolgere senza particolari ostacoli le attività illecite a cui sono dediti. Il controllo dello stesso rappresenta, dopo l’occupazione, una delle attività più dispendiose per i clan. A Napoli una serie di eventi ha agevolato l’insediamento della camorra in determinate aree periferiche rendendo particolarmente difficile l’opera di riqualificazione sociale ed ambientale di questi quartieri. La richiesta di alloggi di edilizia economica popolare, le scelte politiche ed urbanistiche fatte dai governanti dell’epoca hanno portato alla nascita di diversi quartieri dormitorio nei rioni già periferici di Secondigliano, Scampia, San Giovanni a Teduccio e Ponticelli. Il sisma del 1981 e l’esigenza di dare un tetto agli sfollati diede vita a delle periferie bis poiché si scelse di costruire gli edifici destinati a questi ultimi in quelle medesime aree scelte per edificare i fabbricati riservati ai ceti meno abbienti. L’abbandono della città per le periferie degli appartenenti al contesto sociale più degradato ha dato vita a delle microsocietà paragonabili a quelle feudali fedeli al signore, rappresentato dal boss, arroccato nel suo fortino costituito dagli edifici di edilizia popolare illegittimamente occupati. Le organizzazioni criminali hanno poi sfruttato a proprio vantaggio le caratteristiche architettoniche delle abitazioni popolari che si presentavano come delle roccaforti. L’aver dotato questi fabbricati di ulteriori dispositivi di protezione come cancelli, dissuasori, telecamere, muri ha aumentato la difficoltà di accesso agli stessi e la loro inespugnabilità rendendoli dei fortini. Per assicurarsi maggiore protezione e fedeltà i clan hanno provveduto ad assegnare ai propri affiliati gli alloggi non assegnati ed a sfrattare eventualmente i legittimi assegnatari. Le diverse leggi regionali succedutesi dal 1993 fino ad oggi hanno provveduto a sanare le occupazioni illegittime, creando situazioni imbarazzanti, permettendo ai boss locali ed ai loro gregari di diventare inquilini legittimi e, quindi, mantenere con il consenso dello Stato il controllo del territorio. Ciò ha vanificato anche i primi blitz delle forze dell’ordine alla fine degli anni ’90 poiché gli alloggi liberati non sono stati occupati dai legittimi assegnatari per la presenza di quei criminali che nel frattempo forti delle suddette leggi, avevano regolarizzato la loro posizione amministrativa nei confronti del Comune. L’attività del Comune e degli enti preposti, dopo un periodo di tolleranza zero verso le occupazioni abusive, sembra limitarsi a disporre gli sfratti senza, tuttavia, dare effettiva esecuzione agli stessi. In tal modo diventa difficile riportare la legalità in questi quartieri, riconquistare gli edifici illegittimamente occupati, riqualificare le periferie ma soprattutto combattere quella mentalità criminale che ritiene legittimi dei comportamenti che tali non sono e che costituisce la vera forza della camorra.
Dai processi di autoesclusione alla nascita delle contee della camorra nelle periferie napoletane
Peluso P
2012-01-01
Abstract
La conquista del territorio costituisce per i clan camorristici una condizione essenziale per poter svolgere senza particolari ostacoli le attività illecite a cui sono dediti. Il controllo dello stesso rappresenta, dopo l’occupazione, una delle attività più dispendiose per i clan. A Napoli una serie di eventi ha agevolato l’insediamento della camorra in determinate aree periferiche rendendo particolarmente difficile l’opera di riqualificazione sociale ed ambientale di questi quartieri. La richiesta di alloggi di edilizia economica popolare, le scelte politiche ed urbanistiche fatte dai governanti dell’epoca hanno portato alla nascita di diversi quartieri dormitorio nei rioni già periferici di Secondigliano, Scampia, San Giovanni a Teduccio e Ponticelli. Il sisma del 1981 e l’esigenza di dare un tetto agli sfollati diede vita a delle periferie bis poiché si scelse di costruire gli edifici destinati a questi ultimi in quelle medesime aree scelte per edificare i fabbricati riservati ai ceti meno abbienti. L’abbandono della città per le periferie degli appartenenti al contesto sociale più degradato ha dato vita a delle microsocietà paragonabili a quelle feudali fedeli al signore, rappresentato dal boss, arroccato nel suo fortino costituito dagli edifici di edilizia popolare illegittimamente occupati. Le organizzazioni criminali hanno poi sfruttato a proprio vantaggio le caratteristiche architettoniche delle abitazioni popolari che si presentavano come delle roccaforti. L’aver dotato questi fabbricati di ulteriori dispositivi di protezione come cancelli, dissuasori, telecamere, muri ha aumentato la difficoltà di accesso agli stessi e la loro inespugnabilità rendendoli dei fortini. Per assicurarsi maggiore protezione e fedeltà i clan hanno provveduto ad assegnare ai propri affiliati gli alloggi non assegnati ed a sfrattare eventualmente i legittimi assegnatari. Le diverse leggi regionali succedutesi dal 1993 fino ad oggi hanno provveduto a sanare le occupazioni illegittime, creando situazioni imbarazzanti, permettendo ai boss locali ed ai loro gregari di diventare inquilini legittimi e, quindi, mantenere con il consenso dello Stato il controllo del territorio. Ciò ha vanificato anche i primi blitz delle forze dell’ordine alla fine degli anni ’90 poiché gli alloggi liberati non sono stati occupati dai legittimi assegnatari per la presenza di quei criminali che nel frattempo forti delle suddette leggi, avevano regolarizzato la loro posizione amministrativa nei confronti del Comune. L’attività del Comune e degli enti preposti, dopo un periodo di tolleranza zero verso le occupazioni abusive, sembra limitarsi a disporre gli sfratti senza, tuttavia, dare effettiva esecuzione agli stessi. In tal modo diventa difficile riportare la legalità in questi quartieri, riconquistare gli edifici illegittimamente occupati, riqualificare le periferie ma soprattutto combattere quella mentalità criminale che ritiene legittimi dei comportamenti che tali non sono e che costituisce la vera forza della camorra.File | Dimensione | Formato | |
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