Il filo conduttore della filosofia herderiana può essere individuato nella sua riflessione sulla storia, alla quale possono essere ricondotte tutte le articolazioni del suo pensiero: una concezione su cui Herder riflette incessantemente, apportandovi continue modifiche, e che giungerà ad una formulazione esaustiva con la pubblicazione dei volumi: Auch eine Philosophie der Geschichte zur Bildung der Menschheit (Ancora una filosofia della storia per la formazione dell’umanità, 1774), fino alle Ideen zur Philosophie der Geschichte der Menschheit (Idee per la filosofia della storia dell’umanità, 1784-1791), opere destinate ad esercitare un’influenza decisiva sul pensiero romantico e sullo storicismo tedesco di fine Ottocento. Secondo Herder, la conoscenza non è una facoltà astratta, bensì una «forza» risultante dalla «totalità» dell’individuo nella sua «complessità» e «particolarità». La ragione è «il complesso organico» di tutte le «forze umane», il «complesso governo» della sua «natura sensitiva, intuitiva, conoscitiva e volitiva». La ragione è la facoltà che interviene successivamente all'intelletto, giudicando i fatti ordinati dall’intelletto, elaborandoli secondo una connessione propria, particolare dell'individuo – la sua cultura – espressa dal linguaggio. Herder ritiene che la «scienza naturale dello spirito» deve cedere il posto alla «conoscenza storica»: lo storico dovrà limitarsi a spiare l’anima nelle parole, negli atti e nelle opere per cogliervi i «tratti originali» e spiare gli istanti, in cui «l’anima profonda dei popoli» si spoglia e si offre nella sua nudità incantevole, particolare e irripetibile. «L’anima umana – osserva Herder – è un individuo nel regno degli spiriti, che sente secondo la sua costituzione singolare, è una particolarità viva che si manifesta dall'intero fondo oscuro della nostra interiorità, nella cui imperscrutabile profondità dormono forze ignote come re mai nati. Noi non conosciamo nemmeno noi stessi e solo ad istanti, come in sogno, cogliamo qualche tratto della nostra vita profonda».
Johann Gottfried Herder, Auch eine Philosophie der Geschichte zur Bildung der Menschheit
GENTILE Andrea
Writing – Review & Editing
2012-01-01
Abstract
Il filo conduttore della filosofia herderiana può essere individuato nella sua riflessione sulla storia, alla quale possono essere ricondotte tutte le articolazioni del suo pensiero: una concezione su cui Herder riflette incessantemente, apportandovi continue modifiche, e che giungerà ad una formulazione esaustiva con la pubblicazione dei volumi: Auch eine Philosophie der Geschichte zur Bildung der Menschheit (Ancora una filosofia della storia per la formazione dell’umanità, 1774), fino alle Ideen zur Philosophie der Geschichte der Menschheit (Idee per la filosofia della storia dell’umanità, 1784-1791), opere destinate ad esercitare un’influenza decisiva sul pensiero romantico e sullo storicismo tedesco di fine Ottocento. Secondo Herder, la conoscenza non è una facoltà astratta, bensì una «forza» risultante dalla «totalità» dell’individuo nella sua «complessità» e «particolarità». La ragione è «il complesso organico» di tutte le «forze umane», il «complesso governo» della sua «natura sensitiva, intuitiva, conoscitiva e volitiva». La ragione è la facoltà che interviene successivamente all'intelletto, giudicando i fatti ordinati dall’intelletto, elaborandoli secondo una connessione propria, particolare dell'individuo – la sua cultura – espressa dal linguaggio. Herder ritiene che la «scienza naturale dello spirito» deve cedere il posto alla «conoscenza storica»: lo storico dovrà limitarsi a spiare l’anima nelle parole, negli atti e nelle opere per cogliervi i «tratti originali» e spiare gli istanti, in cui «l’anima profonda dei popoli» si spoglia e si offre nella sua nudità incantevole, particolare e irripetibile. «L’anima umana – osserva Herder – è un individuo nel regno degli spiriti, che sente secondo la sua costituzione singolare, è una particolarità viva che si manifesta dall'intero fondo oscuro della nostra interiorità, nella cui imperscrutabile profondità dormono forze ignote come re mai nati. Noi non conosciamo nemmeno noi stessi e solo ad istanti, come in sogno, cogliamo qualche tratto della nostra vita profonda».File | Dimensione | Formato | |
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