Applicando alla sfera della politica i criteri adottati nella sua attività di critico letterario, articolati su principi di selezione ispirati al metodo socratico e tali da sfidare ogni rigido confine disciplinare, Irving Babbitt, promotore con Paul Elmer More del movimento del “New Humanism”, focalizza la sua indagine su una costante critica del movimento romantico, assumendo come principale referente polemico delle sue analisi le tesi di Rousseau. In particolare, la contrapposizione tra le istanze umanitarie, relativistiche e romantiche del movimento di pensiero derivante dalle idee di Roussea e il richiamo a una concezione della politica contigua a quella di Burke, consente a Babbitt di mettere in discussione il modello di democrazia diretta, individuando nel principio della “leadership” il corrispettivo dell’“inner check”, l’elemento in grado di prevenire il predominio di una maggioranza puramente numerica e il criterio a cui doveva quindi essere rapportato lo stesso pensiero poltico. La sua diagnosi delle contraddizioni della democrazia statunitense, si traduce quindi in una difesa della tradizione unionista rappresentata da Washington e Lincoln e in un richiamo al ruolo della Corte Costituzionale, organo in cui trovavano espressione le componeti permanenti dello Stato e quella indipendenza del potere giudiziario ritenuta indispensabile al fine di una corretta coesistenza tra libertà e democrazia.
Irving Babbitt: la polemica antiromantica e il lascito di Burke
ARCIERO A
2018-01-01
Abstract
Applicando alla sfera della politica i criteri adottati nella sua attività di critico letterario, articolati su principi di selezione ispirati al metodo socratico e tali da sfidare ogni rigido confine disciplinare, Irving Babbitt, promotore con Paul Elmer More del movimento del “New Humanism”, focalizza la sua indagine su una costante critica del movimento romantico, assumendo come principale referente polemico delle sue analisi le tesi di Rousseau. In particolare, la contrapposizione tra le istanze umanitarie, relativistiche e romantiche del movimento di pensiero derivante dalle idee di Roussea e il richiamo a una concezione della politica contigua a quella di Burke, consente a Babbitt di mettere in discussione il modello di democrazia diretta, individuando nel principio della “leadership” il corrispettivo dell’“inner check”, l’elemento in grado di prevenire il predominio di una maggioranza puramente numerica e il criterio a cui doveva quindi essere rapportato lo stesso pensiero poltico. La sua diagnosi delle contraddizioni della democrazia statunitense, si traduce quindi in una difesa della tradizione unionista rappresentata da Washington e Lincoln e in un richiamo al ruolo della Corte Costituzionale, organo in cui trovavano espressione le componeti permanenti dello Stato e quella indipendenza del potere giudiziario ritenuta indispensabile al fine di una corretta coesistenza tra libertà e democrazia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.