L’Internet è una cosa completamente diversa dai cosiddetti mass media. Non è un “mezzo” come la stampa, la televi-sione o la radio. È un sistema integrato in cui convivono molte cose diverse e si perseguono obiettivi molto diversi tra loro, dalla comuni-cazione strettamente individuale a ogni sorta di attività di gruppo, dalle piccole o grandi comunità, alla ricerca di in-formazioni in qualcosa che non è del tutto la “biblioteca universale”, ma offre una vastità e libertà di scelta che nes-sun altro strumento aveva mai reso possibile. Ciò che conta, come sempre, non è la tecnologia, ma il mo-do in cui le persone la usano. Le molteplici possibilità di scambio, d’incontro, di dialogo, di conoscenza, l’infinita ricchezza di relazioni, di idee, di sentimenti, di somiglianze e diversità, la possibilità per ogni persona di costruirsi una “sua” rete su misura ed infine l’immensità delle risorse di-sponibili che sarebbe disorientante se non fosse possibile – come di fatto è – costruire un po’ per volta un sistema di scelte e di relazioni “a misura umana” in cui muoversi in modo gradevole, scorrevole, stimolante, tutt’altro che mac-chinoso o faticoso. A tutto ciò si aggiungono le nuovissime forme del comuni-care, Facebook, Twitter, Linkedin… in una parola, i social network, nati per essere facilitatori nei processi di comuni-cazione e che oggi si trovano ad essere diventati terreno di battaglia su cui Governi e altre organizzazioni si giocano la possibilità di manipolare l’opinione pubblica. Ma quanto hanno mutato o potenzialmente possono mutare la formazione delle idee? La partecipazione civica alla vita politica sta consentendo una rapida e continua evoluzione dell’ecosistema dell’informazione, cambiando per sempre il terreno di gioco e le regole delle competizioni elettorali. Era il 2011 quando quel movimento di popolo chiamato poi dai giornalisti “Primavera Araba”, ha dato l’inizio all’uso dei social network per riportare notizie e denunciare soprusi dovuti alla corruzione delle forze dell’ordine. Grazie al web i blogger hanno reso molte persone coscienti e partecipi alla politica trasmettendo loro indignazione e attivismo. Il carat-tere virale e repentino dei social media ha fatto in modo che video di maltrattamenti da parte della polizia, tweet e notizie su manifestazioni e proteste si espandessero con una veloci-tà impressionante, aggiungendo sempre più persone alla causa. Ma il web e i social media, questi catalizzatori di opinioni e rivolte, che accelerano di fatto i processi di organizzazione e agevolano lo scambio d’opinioni, potranno mai rimpiazza-re i mezzi tradizionali, come volantini, fax, incontri ecc.? E’ tutto oro quel che luccica? Dalla primavera araba sono passati solo pochi anni, ma in concreto un’era per i tempi compressi del Web. Recentis-simi report dei due massimi attori di questo grande cambia-mento, Mark Zuckerberg, creatore e CEO di Facebook ed Evan Williams, co-fondatore di Twitter, possono essere considerati quasi dei “coming out” rispetto a risultati tanto auspicati, quanto disattesi e traditi della Rete nei confronti dei cittadini. Facebook le chiama “operazioni di informazione” e spiega che vanno oltre il fenomeno delle notizie false, gonfiate, le fake news. Williams è molto meno diplomatico e parla aper-tamente di “internet ormai rotto” e si scusa per la recente elezione di Trump come presidente USA, ammettendo così un ruolo chiave che la comunicazione a 140 caratteri avreb-be avuto nel dirottare consensi. Dietro questo fenomeno apparentemente spontaneo e dere-golamentato, si nasconderebbero sforzi articolati e ben fi-nanziati da parte di Stati e altre organizzazioni al fine di di-rottare e pilotare i consensi. L’Internet, il nostro massimo strumento di emancipazione pare essersi tramutato nel più pericoloso contributo al totalitarismo che si sia mai visto. Partendo dalla descrizione della situazione attuale dell’intelligenza nella Rete, l’obiettivo di queste pagine è di comporre i pezzi di un puzzle che si avvicini il più possibile al futuro del WEB, e quindi al futuro del nostro mondo. La linea guida scelta è coerente al “meraviglioso sogno” di Tim Berners Lee, che ha forgiato il WEB fino ad oggi: • la condivisione delle conoscenze e delle intelligenze po-tenziate dall’uso dell’Internet; • la possibilità che i computer si parlino, e si capiscano, gra-zie allo sviluppo del Sematic WEB.
La rappresentanza nell'epoca della information e communication technology
Bosna C;
2017-01-01
Abstract
L’Internet è una cosa completamente diversa dai cosiddetti mass media. Non è un “mezzo” come la stampa, la televi-sione o la radio. È un sistema integrato in cui convivono molte cose diverse e si perseguono obiettivi molto diversi tra loro, dalla comuni-cazione strettamente individuale a ogni sorta di attività di gruppo, dalle piccole o grandi comunità, alla ricerca di in-formazioni in qualcosa che non è del tutto la “biblioteca universale”, ma offre una vastità e libertà di scelta che nes-sun altro strumento aveva mai reso possibile. Ciò che conta, come sempre, non è la tecnologia, ma il mo-do in cui le persone la usano. Le molteplici possibilità di scambio, d’incontro, di dialogo, di conoscenza, l’infinita ricchezza di relazioni, di idee, di sentimenti, di somiglianze e diversità, la possibilità per ogni persona di costruirsi una “sua” rete su misura ed infine l’immensità delle risorse di-sponibili che sarebbe disorientante se non fosse possibile – come di fatto è – costruire un po’ per volta un sistema di scelte e di relazioni “a misura umana” in cui muoversi in modo gradevole, scorrevole, stimolante, tutt’altro che mac-chinoso o faticoso. A tutto ciò si aggiungono le nuovissime forme del comuni-care, Facebook, Twitter, Linkedin… in una parola, i social network, nati per essere facilitatori nei processi di comuni-cazione e che oggi si trovano ad essere diventati terreno di battaglia su cui Governi e altre organizzazioni si giocano la possibilità di manipolare l’opinione pubblica. Ma quanto hanno mutato o potenzialmente possono mutare la formazione delle idee? La partecipazione civica alla vita politica sta consentendo una rapida e continua evoluzione dell’ecosistema dell’informazione, cambiando per sempre il terreno di gioco e le regole delle competizioni elettorali. Era il 2011 quando quel movimento di popolo chiamato poi dai giornalisti “Primavera Araba”, ha dato l’inizio all’uso dei social network per riportare notizie e denunciare soprusi dovuti alla corruzione delle forze dell’ordine. Grazie al web i blogger hanno reso molte persone coscienti e partecipi alla politica trasmettendo loro indignazione e attivismo. Il carat-tere virale e repentino dei social media ha fatto in modo che video di maltrattamenti da parte della polizia, tweet e notizie su manifestazioni e proteste si espandessero con una veloci-tà impressionante, aggiungendo sempre più persone alla causa. Ma il web e i social media, questi catalizzatori di opinioni e rivolte, che accelerano di fatto i processi di organizzazione e agevolano lo scambio d’opinioni, potranno mai rimpiazza-re i mezzi tradizionali, come volantini, fax, incontri ecc.? E’ tutto oro quel che luccica? Dalla primavera araba sono passati solo pochi anni, ma in concreto un’era per i tempi compressi del Web. Recentis-simi report dei due massimi attori di questo grande cambia-mento, Mark Zuckerberg, creatore e CEO di Facebook ed Evan Williams, co-fondatore di Twitter, possono essere considerati quasi dei “coming out” rispetto a risultati tanto auspicati, quanto disattesi e traditi della Rete nei confronti dei cittadini. Facebook le chiama “operazioni di informazione” e spiega che vanno oltre il fenomeno delle notizie false, gonfiate, le fake news. Williams è molto meno diplomatico e parla aper-tamente di “internet ormai rotto” e si scusa per la recente elezione di Trump come presidente USA, ammettendo così un ruolo chiave che la comunicazione a 140 caratteri avreb-be avuto nel dirottare consensi. Dietro questo fenomeno apparentemente spontaneo e dere-golamentato, si nasconderebbero sforzi articolati e ben fi-nanziati da parte di Stati e altre organizzazioni al fine di di-rottare e pilotare i consensi. L’Internet, il nostro massimo strumento di emancipazione pare essersi tramutato nel più pericoloso contributo al totalitarismo che si sia mai visto. Partendo dalla descrizione della situazione attuale dell’intelligenza nella Rete, l’obiettivo di queste pagine è di comporre i pezzi di un puzzle che si avvicini il più possibile al futuro del WEB, e quindi al futuro del nostro mondo. La linea guida scelta è coerente al “meraviglioso sogno” di Tim Berners Lee, che ha forgiato il WEB fino ad oggi: • la condivisione delle conoscenze e delle intelligenze po-tenziate dall’uso dell’Internet; • la possibilità che i computer si parlino, e si capiscano, gra-zie allo sviluppo del Sematic WEB.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.