Nell’Apologia di Socrate la filosofia è definita come una «tensione zetetica», una ricerca costante e mai definitiva che non prevede confini o, per usare la metafora dell’amicizia presente nel Liside, una epithymia, una «tensione continua nella ricerca della verità» che costituisce la natura più profonda e autentica della ricerca fi losofica. Il «bisogno di filosofare», secondo Aristotele, che segue in questo significato l’interpretazione di Platone, nascerebbe dalla «meraviglia». Aristotele afferma che la filosofia nasce dalla mera viglia, poiché chi prova meraviglia, «si rende conto di non sapere» e questa consapevolezza è la scintilla che dà origine alla ricerca della conoscenza. La sequenza è dunque: «meraviglia, ignoranza, conoscenza». La meraviglia indica il «senso di stupore e di inquie tudine», sperimentata dall’uomo quando, soddisfatte le immedia te necessità materiali, comincia ad interrogarsi sulla sua esistenza, sul senso della vita e sul suo rapporto con l’universo. Lo stupore di fronte alle cose, la capacità di lasciarsi sorprendere, di rimanere in ascolto della loro voce sono gli orizzonti che animano la rifles sione filosofica. Pertanto, il filosofo sarebbe l’«amico del sapere», cioè della conoscenza nel suo significato più profondo e autentico: il filosofo si accompagna al sapere, nella ricerca continua della ve rità nel fluire del tempo.
Sentimento, riflessione e ragione
Andrea GentileWriting – Review & Editing
2018-01-01
Abstract
Nell’Apologia di Socrate la filosofia è definita come una «tensione zetetica», una ricerca costante e mai definitiva che non prevede confini o, per usare la metafora dell’amicizia presente nel Liside, una epithymia, una «tensione continua nella ricerca della verità» che costituisce la natura più profonda e autentica della ricerca fi losofica. Il «bisogno di filosofare», secondo Aristotele, che segue in questo significato l’interpretazione di Platone, nascerebbe dalla «meraviglia». Aristotele afferma che la filosofia nasce dalla mera viglia, poiché chi prova meraviglia, «si rende conto di non sapere» e questa consapevolezza è la scintilla che dà origine alla ricerca della conoscenza. La sequenza è dunque: «meraviglia, ignoranza, conoscenza». La meraviglia indica il «senso di stupore e di inquie tudine», sperimentata dall’uomo quando, soddisfatte le immedia te necessità materiali, comincia ad interrogarsi sulla sua esistenza, sul senso della vita e sul suo rapporto con l’universo. Lo stupore di fronte alle cose, la capacità di lasciarsi sorprendere, di rimanere in ascolto della loro voce sono gli orizzonti che animano la rifles sione filosofica. Pertanto, il filosofo sarebbe l’«amico del sapere», cioè della conoscenza nel suo significato più profondo e autentico: il filosofo si accompagna al sapere, nella ricerca continua della ve rità nel fluire del tempo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.