Il contributo realizza una analisi, non tanto delle cause, quanto delle percezioni di deficit democratico avvertite progressivamente in tutto l'elettorato europeo, pur con diversi toni e sensibilità. Disancorata da un approccio valoriale forte e condiviso, la cittadinanza europea appare come prassi legata ai benefici derivanti dalle libertà di movimento concesse nello spazio politico comune. Ma dal momento che una raffigurazione sociologica di questo fenomeno potrebbe risultare meramente impressionistica, l'obiettivo è quello di inquadrare l'evoluzione del processo analizzato entro una cornice di teoria politica, concentrandoci sulla trasformazione dell'istituto della rappresentanza attraverso le dinamiche di politicizzazione e le proposte di nuovi assetti istituzionali che incidano sul ruolo del Parlamento e sull'accountability di tutti gli organi sovranazionali. Dal punto di vista normativo, viene sottolineato come qualunque evoluzione del processo di integrazione debba essere imperniata su una nozione inclusiva di cittadinanza che possa trascendere sia le ristrette logiche sovraniste nazionali che le pretese di superstato avanzate dalle tecnocrazie di Bruxelles. L'inclusione, teorizzata all'interno di tradizioni culturali molto diverse come il funzionalismo democratico e il pensiero sociale cristiano e intorno alle nozioni comuni di dignità umana, sussidiarietà e solidarietà, appare oggi come l'unico modo per sublimare il risentimento di larghe fasce di popolazione in partecipazione attiva, e, al tempo stesso, trasformare la fragilità della costruzione europea in una legittimazione che recuperi lo spirito autentico dei Padri fondatori.
Oltre il deficit democratico. Le metamorfosi della rappresentanza nello spazio politico europeo
SERIO M
2017-01-01
Abstract
Il contributo realizza una analisi, non tanto delle cause, quanto delle percezioni di deficit democratico avvertite progressivamente in tutto l'elettorato europeo, pur con diversi toni e sensibilità. Disancorata da un approccio valoriale forte e condiviso, la cittadinanza europea appare come prassi legata ai benefici derivanti dalle libertà di movimento concesse nello spazio politico comune. Ma dal momento che una raffigurazione sociologica di questo fenomeno potrebbe risultare meramente impressionistica, l'obiettivo è quello di inquadrare l'evoluzione del processo analizzato entro una cornice di teoria politica, concentrandoci sulla trasformazione dell'istituto della rappresentanza attraverso le dinamiche di politicizzazione e le proposte di nuovi assetti istituzionali che incidano sul ruolo del Parlamento e sull'accountability di tutti gli organi sovranazionali. Dal punto di vista normativo, viene sottolineato come qualunque evoluzione del processo di integrazione debba essere imperniata su una nozione inclusiva di cittadinanza che possa trascendere sia le ristrette logiche sovraniste nazionali che le pretese di superstato avanzate dalle tecnocrazie di Bruxelles. L'inclusione, teorizzata all'interno di tradizioni culturali molto diverse come il funzionalismo democratico e il pensiero sociale cristiano e intorno alle nozioni comuni di dignità umana, sussidiarietà e solidarietà, appare oggi come l'unico modo per sublimare il risentimento di larghe fasce di popolazione in partecipazione attiva, e, al tempo stesso, trasformare la fragilità della costruzione europea in una legittimazione che recuperi lo spirito autentico dei Padri fondatori.File | Dimensione | Formato | |
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