Negli ultimi anni, grandi modifiche stanno interessando sia il mondo del lavoro, sempre più orientato alle competenze, sia quello dell’istruzione superiore, da tempo ormai percorso maggioritario per i diplomati italiani; questi due ambiti sono peraltro sempre più intrecciati, se è vero che 7 laureati su 10 dichiarano di aver lavorato durante il periodo degli studi. La nuova generazione di studenti universitari comprende pertanto una varietà di profili; lo studente “tradizionale”, appartenente alla fascia d’età post-secondaria e esclusivamente concentrato sugli studi, appare, specialmente in alcuni percorsi a carattere umanistico-sociale, minoritario. In questo contesto si inserisce il dibattito sulla convalida degli apprendimenti pregressi a carattere formale, non formale e informale, promosso dall'Unione Europea fin dal 2000 con il Memorandum sul Lifelong Learning, e recentemente recepito anche in Italia con la legge di riforma del mercato del lavoro (L. 92/2012, art. 4) e il successivo decreto (Dlgs 13/2013). L’università si configura pertanto come un contesto favorevole alla costruzione di un portfolio, in particolare di un portfolio delle competenze. Da un lato, nel suo essere formativo, recependo, su base personalizzata, la grande varietà delle biografie, e alimentando processi riflessivi, utili a sviluppare una logica di competenza; dall’altro nel suo carattere certificativo, per preparare lo studente ad affrontare un rigoroso processo di convalida su base individuale incentrato su una “logica di dimostrazione”, ovvero sulla necessità di fornire le “prove” del possesso di una determinata competenza. Il contributo illustra un’ipotesi di portfolio ed alcuni risultati emersi da un’esperienza condotta presso l’Università degli Studi di Perugia con studenti di un percorso di laurea triennale.
Logica di dimostrazione e di competenza per le nuove (e diverse) generazioni di studenti universitari. Un'ipotesi di portfolio
Ugolini F.C.
2014-01-01
Abstract
Negli ultimi anni, grandi modifiche stanno interessando sia il mondo del lavoro, sempre più orientato alle competenze, sia quello dell’istruzione superiore, da tempo ormai percorso maggioritario per i diplomati italiani; questi due ambiti sono peraltro sempre più intrecciati, se è vero che 7 laureati su 10 dichiarano di aver lavorato durante il periodo degli studi. La nuova generazione di studenti universitari comprende pertanto una varietà di profili; lo studente “tradizionale”, appartenente alla fascia d’età post-secondaria e esclusivamente concentrato sugli studi, appare, specialmente in alcuni percorsi a carattere umanistico-sociale, minoritario. In questo contesto si inserisce il dibattito sulla convalida degli apprendimenti pregressi a carattere formale, non formale e informale, promosso dall'Unione Europea fin dal 2000 con il Memorandum sul Lifelong Learning, e recentemente recepito anche in Italia con la legge di riforma del mercato del lavoro (L. 92/2012, art. 4) e il successivo decreto (Dlgs 13/2013). L’università si configura pertanto come un contesto favorevole alla costruzione di un portfolio, in particolare di un portfolio delle competenze. Da un lato, nel suo essere formativo, recependo, su base personalizzata, la grande varietà delle biografie, e alimentando processi riflessivi, utili a sviluppare una logica di competenza; dall’altro nel suo carattere certificativo, per preparare lo studente ad affrontare un rigoroso processo di convalida su base individuale incentrato su una “logica di dimostrazione”, ovvero sulla necessità di fornire le “prove” del possesso di una determinata competenza. Il contributo illustra un’ipotesi di portfolio ed alcuni risultati emersi da un’esperienza condotta presso l’Università degli Studi di Perugia con studenti di un percorso di laurea triennale.File | Dimensione | Formato | |
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