Nella nostra soggettività sono connaturate grandi potenzialità che nel corso della nostra vita spesso rimangono nell'ombra: in uno stato oscuro, implicito, latente. «Ognuno di noi è seguito da un'ombra. Meno questa è incorporata nella vita conscia dell'individuo, tanto più è nera e densa». Così, Carl Gustav Jung descrive il lato oscuro della vita cosciente dell'uomo. Questo mondo, che sta sotto e dietro la maschera della persona, Jung lo ha chiamato, con un'espressione che ricorda Dostoevskij, «sotterranei dell'anima». È la notte della coscienza, ma anche fertile limo terrestre, sottosuolo da cui si risorge. L’ombra è qualcosa di primitivo, autentico, originario, infantile: dobbiamo accoglierla come la nostra parte notturna e darle voce. Solo così, non agirà inconsapevolmente e pericolosamente, come appare nel popolare racconto di Robert Louis Stevenson: lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, in cui il protagonista vive la propria dimensione d'ombra come fosse un'altra persona sfuggita al controllo dell'io. Ognuno ha una sua ombra. L'ombra indica tutto ciò che non riusciamo ad accettare di noi stessi, tutto ciò che non ci piace o che rifiutiamo di vedere. Mentre tendiamo a caratterizzare il nostro lato «oscuro» con qualche forza imprevedibile, l'ombra è più accuratamente descritta come il deposito di tutto il materiale personale non «riconosciuto», compresi i talenti e le potenzialità inespresse che sono connaturate nella nostra soggettività.
L'io e l'ombra
GENTILE A
2014-01-01
Abstract
Nella nostra soggettività sono connaturate grandi potenzialità che nel corso della nostra vita spesso rimangono nell'ombra: in uno stato oscuro, implicito, latente. «Ognuno di noi è seguito da un'ombra. Meno questa è incorporata nella vita conscia dell'individuo, tanto più è nera e densa». Così, Carl Gustav Jung descrive il lato oscuro della vita cosciente dell'uomo. Questo mondo, che sta sotto e dietro la maschera della persona, Jung lo ha chiamato, con un'espressione che ricorda Dostoevskij, «sotterranei dell'anima». È la notte della coscienza, ma anche fertile limo terrestre, sottosuolo da cui si risorge. L’ombra è qualcosa di primitivo, autentico, originario, infantile: dobbiamo accoglierla come la nostra parte notturna e darle voce. Solo così, non agirà inconsapevolmente e pericolosamente, come appare nel popolare racconto di Robert Louis Stevenson: lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, in cui il protagonista vive la propria dimensione d'ombra come fosse un'altra persona sfuggita al controllo dell'io. Ognuno ha una sua ombra. L'ombra indica tutto ciò che non riusciamo ad accettare di noi stessi, tutto ciò che non ci piace o che rifiutiamo di vedere. Mentre tendiamo a caratterizzare il nostro lato «oscuro» con qualche forza imprevedibile, l'ombra è più accuratamente descritta come il deposito di tutto il materiale personale non «riconosciuto», compresi i talenti e le potenzialità inespresse che sono connaturate nella nostra soggettività.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
17. 2014 - L'io e l'ombra 2014.pdf
non disponibili
Dimensione
257.98 kB
Formato
Adobe PDF
|
257.98 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.