Inserendosi nel dibattito politico e sociale avviato dagli esponenti anglocattolici a partire dai primi decenni del Novecento, il contributo di V.A. Demant, ricordato dal "Times" come “il principale leader intellettuale” della sociologia cristiana in Gran Bretagna, si articola su una serie di proposte interpretative finalizzate all'analisi delle contraddizioni della propria epoca. Alimentate da un ricorrente confronto con studiosi come T.S. Eliot, Christopher Dawson, Jacques Maritain e Reinhold Niebuhr, le riflessioni di Demant portano in primo piano la necessità di un impegno sociale che, alla luce della propria fede religiosa, si configura come una “factual quest” necessaria per identificare i fattori contrastanti con l’essenza della vita umana. In particolare, rigettando le ipotesi di un’origine contrattualistica della società e rivendicando il primato della sfera pre-politica, Demant, distinguendo tra la sfera dell’organizzazione e quella della coercizione, la prima derivante dalla finitezza dell’uomo, la seconda dalla sua natura di peccatore soggetto, sviluppa una concezione politica incentrata sul rifiuto di prospettive perfettistiche, in una prospettiva critica che, richiamandosi direttamente alle tesi di Sturzo, si traduce in una visione del totalitarismo convergente con quella del pensatore italiano.
Echi rosminiani. Società e politica nelle riflessioni di V.A. Demant
ARCIERO A
2014-01-01
Abstract
Inserendosi nel dibattito politico e sociale avviato dagli esponenti anglocattolici a partire dai primi decenni del Novecento, il contributo di V.A. Demant, ricordato dal "Times" come “il principale leader intellettuale” della sociologia cristiana in Gran Bretagna, si articola su una serie di proposte interpretative finalizzate all'analisi delle contraddizioni della propria epoca. Alimentate da un ricorrente confronto con studiosi come T.S. Eliot, Christopher Dawson, Jacques Maritain e Reinhold Niebuhr, le riflessioni di Demant portano in primo piano la necessità di un impegno sociale che, alla luce della propria fede religiosa, si configura come una “factual quest” necessaria per identificare i fattori contrastanti con l’essenza della vita umana. In particolare, rigettando le ipotesi di un’origine contrattualistica della società e rivendicando il primato della sfera pre-politica, Demant, distinguendo tra la sfera dell’organizzazione e quella della coercizione, la prima derivante dalla finitezza dell’uomo, la seconda dalla sua natura di peccatore soggetto, sviluppa una concezione politica incentrata sul rifiuto di prospettive perfettistiche, in una prospettiva critica che, richiamandosi direttamente alle tesi di Sturzo, si traduce in una visione del totalitarismo convergente con quella del pensatore italiano.File | Dimensione | Formato | |
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