Il libro di Eric Heinze, professore di Law & Humanities al Queen’s Mary di Londra, si colloca nel dibattito apertosi ormai da più di un decennio nei paesi di lingua inglese sui rapporti tra libertà di espressione e linguaggio dell’odio. Un tema di grande complessità, a cui è stata dedicata anche una sessione del G7 dell’avvocatura, tra i rappresentanti della professione legale delle sette potenze che fanno parte di questa istituzione. Il dilemma è molto semplice e radicale nella sua posizione: nei paesi democratici — meglio, nelle democrazie occidentali — è più importante difendere la libertà « assoluta » di espressione, di opinione, di stampa, di impiego delle tecnologie informatiche, anche quando essa diventi strumento del linguaggio di odio, di disprezzo o di persecuzione di individui e gruppi, oppure è più giusto (opportuno, o doveroso) apporre limiti all’espressione perché non diventi veicolo di intolleranza e di discriminazione? Heinze affronta il problema ricostruendo i concetti e i contesti in cui si usano il linguaggio, le formule espressive, le esternazioni in pubblico, e delinea una concezione della democrazia che propende per la libertà assoluta, anche se questa può presentare un pericolo per individui e minoranze.
Recensione a Eric Heinze, Hate Speech and Democratic Citizenship
ALPA G.
2017-01-01
Abstract
Il libro di Eric Heinze, professore di Law & Humanities al Queen’s Mary di Londra, si colloca nel dibattito apertosi ormai da più di un decennio nei paesi di lingua inglese sui rapporti tra libertà di espressione e linguaggio dell’odio. Un tema di grande complessità, a cui è stata dedicata anche una sessione del G7 dell’avvocatura, tra i rappresentanti della professione legale delle sette potenze che fanno parte di questa istituzione. Il dilemma è molto semplice e radicale nella sua posizione: nei paesi democratici — meglio, nelle democrazie occidentali — è più importante difendere la libertà « assoluta » di espressione, di opinione, di stampa, di impiego delle tecnologie informatiche, anche quando essa diventi strumento del linguaggio di odio, di disprezzo o di persecuzione di individui e gruppi, oppure è più giusto (opportuno, o doveroso) apporre limiti all’espressione perché non diventi veicolo di intolleranza e di discriminazione? Heinze affronta il problema ricostruendo i concetti e i contesti in cui si usano il linguaggio, le formule espressive, le esternazioni in pubblico, e delinea una concezione della democrazia che propende per la libertà assoluta, anche se questa può presentare un pericolo per individui e minoranze.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.